Pinzolo Hotel - Guida Turistica

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Chiesa di S. Vigilio (PINZOLO - Tel.: 0465501001)
 La chiesa di S. Vigilio fu fondata nel 1362 e successivamente ampliata nel 1515, ha pianta rettangolare a tre navate, con archi e volte a sesto acuto sorrette da colonne in granito. La facciata medioevale è ricoperta da affreschi di epoche diverse: il più importante e singolare per il tema trattato è sicuramente la ormai famosa "Danza macabra" di Simone Baschenis. Tra il 1519 e il 1539 in Val Rendena furono dipinti due cicli sulla Danza Macabra: uno all'esterno della Chiesa di Santo Stefano a Carisolo, l'altro sulla parete sud della Chiesa di San Vigilio a Pinzolo. Entrambi gli affreschi furono realizzati dal pittore bergamasco Simone II Baschenis di Averaria, che visse tra il 1490 e il 1555. Egli è considerato il più grande e famoso dei numerosi pittori Baschenis, i quali affrescarono molte chiese del Trentino tra la metà del 1400 e del 1500. L'affresco di Pinzolo occupa una fascia alta più di 2 metri e larga più di 22. Come in tutte le Danze Macabre, anche in quella di Pinzolo le immagini sono accompagnate da didascalie; nell'affresco di Carisolo le immagini sono accompagnate da didascalie; nell'affresco di Pinzolo ai testi dialettali di tono popolare si aggiungono citazioni di carattere dotto in lingua latina o volgare: i primi sono ordinatamente disposti nella fascia orizzontale che corre sotto le figure, mentre le altre sono inserite in cartigli portati dagli stessi scheletri. Diversamente da quanto avviene in molte Danze Macabre dell'area franco - germanica, qui le scritte non presentano una forma di dialogo tra morto e vivo, bensì quella di un monologo recitato solo dal morto - che invita il vivo a entrare nel ballo. Il Corteo della Danza Macabra inizia a sinistra, con la figura della Morte che suona la cornamusa: essa è seduta su una specie di trono, ed è incoronata, a simbolo del suo assoluto dominio sull'umanità intera. Vi sono poi in successione 18 personaggi appartenenti alle diverse categorie religiose e sociali. A un livello più basso della scala sociale si incontrano un medico, un guerriero, un ricco avaro, un giovane vanitoso, un mendicante, ed infine una monaca, una dama ed un bimbo. Ad ognuno di questi personaggi, accompagnati dal proprio scheletro, corrisponde una scritta in versi, dipinta sotto l'affresco. A destra irrompe rapida e saettante la Morte - raffigurata da uno scheletro con la faretra piena di frecce - che cavalca un bianco cavallo alato che calpesta i cadaveri a terra. Nell'ultima parte della fascia si notano S. Michele Arcangelo e il Diavolo. Tutto il dipinto rivela un'attenta cura nei particolari e un'efficace varietà degli atteggiamenti e delle espressioni beffarde degli scheletri. Venne terminato nell'ottobre del 1539, ed unitamente agli affreschi che si possono vedere all'interno della Chiesa di S. Vigilio (sempre datati 1539), rappresenta nel suo insieme il maggior complesso pittorico di Simone Il Baschenis di Averaria.
Chiesa di S. Stefano (CARISOLO - Tel: 0465501134)
 Nel periodo artistico di passaggio dal gotico al rinascimentale molti edifici religiosi del Trentino sono accumunati dalla presenza di una famiglia di frescanti proveniente da una località bergamasca, Averaria. Per più di ottant'anni, dal 1474 al 1555, i Baschenis popolarono con le loro policrome immagini le facciate di chiese e l'interno di absidi e cappelle. L'intento, comune fra committenti ed artisti, era quello di istruire tramite le immagini, di esortare ad una vita lontana dal peccato, in una sorta di "biblia pauperum" di medioevale ascendenza. La chiesa di S. Stefano è una suggestiva chiesa arroccata su una rupe granitica che domina l'intera vallata. La parte meridionale è interamente affrescata con pitture di Simone Baschenis, con la Danza Macabra (così come in quella di Pinzolo), tema è quello della Morte che danza e che ammonisce chi è ancora vivo circa la sua ineluttabilità livellatrice, e con i sette peccati capitali (1519-1532). Vi sono anche affreschi su tutte le parti interne, risalenti a vari periodi; nota è la raffigurazione di San Cristoforo, a sinistra della scalinata esterna. E' in fase di ristrutturazione. La chiesa è gotica su chiara struttura romanica. E' fiancheggiata dal campanile a bifore romaniche. Si vuole sia sorta sull'area di un castello distrutto da Carlo Magno. I toponimi Sot Castel, Mas del Castel, Fontana del Castel lasciano supporre che il colle abbia accolto un castelliere preistorico forse usufruito nell'Alto Medioevo.
I Baschenis Val Rendena
Nel quadro della pittura a fresco trentina un ruolo del tutto particolare svolgono i Baschenis, affrescatori itineranti di Averara, nel bergamasco. Per oltre settant'anni fra il 1470 e il 1540 circa, una decina di loro, padre e figlio, zio e cugino, nonno e nipote l'uno dell'altro, oltre che nelle loro terre di origine furono attivi in dozzine di chiese delle Valli Giudicarie, Rendena, di Sole, di Non e di Molveno. Le loro pitture sono molto omogenee, tanto che anche per gli esperti in molti casi, è difficile attribuirle all'uno o all'altro. E' un'arte povera di prospettive, di sfumati e di cura nella resa anatomica dei corpi, ma ricca di colori, di fede e di voglia di rendere più consone al culto queste chiesette. Dal punto di vita iconografico il bagaglio dei Baschenis di Averara è piuttosto compatto. I santi proposti sono sempre quelli, i santi di una fede semplice ben evidenziati dai loro attributi. Le martiri Caterina, Agata, Lucia e Barbara con la ruota, il seno, gli occhi e la torre o la pisside. Francesco con le stigmate, Antonio con il maialino e il bordone, Martino che taglia in due il mantello, Sebastiano trafitto dalle frecce, Lorenzo con la graticola, Rocco che mostra il bubbone. Oltre ovviamente ai locali Vigilio con lo zoccolo e al "beato" Simonino ricoperto di ferite e con la sciarpa bianca attorno al collo. Sullo sfondo maestose Crocifissioni, sulle pareti tante Ultime Cene. Sulle volte absidali i quattro Evangelisti e i quattro Padri e Dottori della Chiesa, illustrati in combinazioni originali ma così frequentemente che questi otto santi dobbiamo considerarli un'altra costante dell'iconografia bascheniana.
Centro Glaciologico
Tel: 0461.981871
Il Centro Glaciologico "Julius Payer" al mandron sull'Adamello, a 2430 m di quota, viene inaugurato nel 1994. Intitolato al Payer, l'ufficiale austriaco che fu tra i primi scalatori dell'Adamello (1864) , è frutto del lavoro della SAT (Società Alpinisti Trentini) con la collaborazione del Museo Trentino di Scienze Naturali. Tra le sue finalità ci sono lo studio e la divulgazione delle conoscenze in campo glaciologico, in particolare del Gruppo Adamello - Presanella. Alestito nel vecchio Rifugio Mandron, presenta una mostra permanente sui ghiacciai e l'ambiente montano. Vi si tengono corsi di studio con la possibilità di soggiorno, grazie all'appoggio del vicino rifugio Città di Trento. Raggiungibile dalla Val di Genova.